San Petronio Bononia

San Petronio Bononia

148
San Petronio Bononia
, 2011
acquaforte, acquatinta e vernice molle
mm. 453x270, tiratura 60 + XVI numeri romani

fs Index 9 torna all'indice

San Petronio – Bononia

L’iconografia tradizionale da sempre vede San Petronio, protettore di Bologna, vescovo alla metà del quinto secolo, vestito con i paramenti episcopali con mitria e pastorale. Rispetto ad altre figure consimili di antichi pastori assurti alla santità, Petronio si riconosce dal fatto che tiene in mano una riproduzione della città turrita di Bologna, riconoscibile per le due torri, l’Asinelli e la Garisenda. Questa iconografia è talmente nota che Toni Pecoraro, nella sua incisione, si limita a porre al centro dell’immagine la possente, sicura e rude mano, fortemente ombreggiata, che regge una riproduzione della Bologna medievale tra rievocazione e fantasiosa immaginazione, con una obliquità che dà immediatezza al gesto quasi irruente, ma anche un senso di precarietà. È la raffigurazione della Bologna di un tempo ormai perduto, lontano e mitico, di un passato che si vorrebbe presente, ben augurante e protettivo.

Distesa, sulla parte inferiore del foglio, la veduta della Bologna attuale con ben riconoscibili torri, cupole ed edifici monumentali, con una sua fisica adesione al reale, per cui ne possiamo immaginare le strade e i percorsi del nostro quotidiano.

Da un cielo, attraversato da onde d’aria inquiete, sorge di nuovo un’immagine di un’altra Bologna, più ampia, più complessa, lontana, che trasforma segni che la rendono riconoscibile in presenze dell’immaginario, con terreni stratificati come se fossero rocce arcaiche compatte di aria. Il tutto si dilata in spazi che si distendono verso un Appennino immaginario dove la silhouette di San Luca fora il cielo, accostandosi alla mano che sembra ricadere in basso del santo patrono, in un ambiguo gesto tra protezione e volontà di sostituzione della rappresentazione che regge con la città reale e quel-la inventata orientata a San Luca. Nel cielo intorno un labirinto di nebulose, più che di nuvole, si muove con una agitazione che dà il senso dello scorrere veloce del tempo. Da queste scie di nebbia escono stelle ricadenti come palloncini o in esplosioni come fuochi d’artificio. Un quarto di luna sembra davvero una falce mentre alcune stelle hanno raggi in diagonale come ad indicare i punti cardinali di una mappa sconvolta e per noi non facilmente individuabile né decifrabile, rendendo il tutto precario ma anche fantastico, fatto della materia dei sogni.

Marzio Dall’Acqua